Motti Latini e Citazioni
Motti latini, lettera G
Motti latini, sentenze e citazioni di uso quotidiano, con indicazione delle fonti, con i chiarimenti necessari e la traduzione italiana.
Motti latini che iniziano con la lettera G.
Gaudeamus igitur.
Godiamo dunque. - E' l'inizio di un famoso canto goliardico medievale, poi diventato l'inno internazionale degli studenti: Gaudeamus igitur Iuvenes dum sumus, godiamo dunque finché siamo giovani. Le prime due parole, gaudeamus igitur, sono spesso ripetute come invito gioviale ad abbandonarsi spensieratamente alla gioia, alle feste.
Genius loci.
Genio del luogo. - Per la religione romana, ogni uomo che nasceva aveva il suo genius e l'interessato lo festeggiava nel giorno del compleanno. Qualcosa di analogo è, nella religione cristiana, l'angelo custode. Il genius era anche il nume tutelare dei luoghi.
Genus irritabile vatum. (Orazio, Epist., II, 2, 102).
La razza irritabile dei poeti. - Frase con cui Orazio definisce la naturale suscettibilità dei poeti. Divenuta proverbiale, è usata anche estensivamente, con allusione al carattere talora scontroso di quanti hanno familiarità con la poesia, con l'arte in genere o con gli studi.
Gloria victis.
Gloria ai vinti. - Generosa frase latina in opposizione alla frase barbarica pronunciata da Brenno, capo dei Galli, mentre si pesavano i tributi per il riscatto: "Vae victis"!, guai ai vinti!.
Graecum est, non legitur.
E' greco, non si può leggere. - Motto usato un tempo da chi leggendo un testo latino incontrava qualche frase greca. Nel medievo il greco era noto a pochi. Dante stesso pare che non lo conoscesse.
Gratis et amore dei.
Gratuitamente e per amore di Dio. - Locuzione latina usata oggi nel linguaggio familiare, per lo più nella forma abbreviata gratis o gratis et amore in riferimento a qualcosa che vien data o ricevuta gratuitamente.
Gutta cavat lapidem.
La goccia scava la pietra. Frase che aveva valore di proverbio già presso i Latini, per indicare l'efficacia, soprattutto dannosa, di un'azione anche lieve quando sia ripetuta e continua. La frase ricorre frequentemente in vari autori latini con diverse varianti; nel medioevo fu completata così: gutta cavat lapidem, non vi sed saepe cadendo, la goccia scava la pietra, non con la forza ma con il cadere spesso.